Sua maestà il caffè napoletano

Sua maestà il caffè napoletano

“’na tazzulella ’e cafè” è diventata un simbolo di accoglienza, calore e identità partenopea. La ritualità della preparazione e la dimensione sociale rendono il caffè un momento sacro, capace di unire le persone e scandire i momenti della giornata. In questo articolo scopriamo perché imparare a prepararlo secondo la tradizione significa avvicinarsi all’anima vera della città. 

Le origini

Nonostante il suo legame indissolubile con la città, il caffè non è nato all’ombra del Vesuvio. Sarebbe stata Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV di Borbone, a portare con sé dalla raffinata Vienna imperiale la tradizione del caffè. Un’altra versione cita Pietro della Valle, musicologo romano che nel XVII secolo, dopo un viaggio in Terra Santa, descrisse in alcune lettere agli amici napoletani la bevanda chiamata “khave”. A prescindere da chi abbia fatto il primo passo, è certo che la vera diffusione del caffè tra il popolo avvenne grazie ai caffettieri ambulanti. Questi venditori lo preparavano e servivano direttamente per strada, rendendolo accessibile e creando un nuovo rituale urbano. 

Insomma, in quella tazzina fumante c’è, in fondo, tutta la filosofia di Napoli: l’incontro di culture e il piacere della condivisione. 

Perché proprio a Napoli?

Il successo del caffè napoletano viene attribuito a diversi fattori:

  • La tostatura della miscela, più scura e intensa rispetto ad altre tradizioni, esalta gli oli essenziali e l’aroma del caffè.
  • L’acqua napoletana, ritenuta di ottima qualità e in grado di influire positivamente sul gusto finale.
  • L’invenzione della caffettiera napoletana, detta “cuccumella“, nel 1819, A differenza della moka, la cuccumella utilizza la forza di gravità anziché la pressione del vapore per estrarre il caffè, offrendo un'infusione più lenta e delicata. 

Il rituale della preparazione del caffè napoletano

Tutto parte dalla miscela giusta: meglio una con buona percentuale di arabica e macinatura media, come il Kimbo Gold Medal 100% Arabica o il Kimbo Caffè in Grani 100% Arabica. Si inserisce l’acqua nella parte inferiore della caffettiera, senza superare il forellino di sicurezza. Nel filtro centrale si mette il caffè, compattandolo leggermente. Si chiude la caffettiera e si mette sul fuoco a fiamma bassa, con il beccuccio rivolto verso il basso. Quando esce il vapore, si capovolge la cuccumella e si attende l’infusione. A questo punto, si lascia riposare qualche minuto affinché la bevanda si depositi. Per chi desidera seguire la tradizione fino in fondo, si può coprire il beccuccio con un "cuppetiello", un cono di carta che aiuta a preservare l’aroma. Il caffè va poi servito nelle tipiche tazzine di porcellana, e gustato lentamente. Per tutti i segreti della cuccumella, l’originale caffettiera napoletana, ti rimandiamo a questo articolo.

Il caffè sospeso

Una delle tradizioni più famose è quella del “caffè sospeso”, nata durante la Seconda Guerra Mondiale. Si paga un caffè in più al bar, lasciandolo “in sospeso” per chi non può permetterselo. Un gesto di solidarietà che racconta il cuore generoso dei napoletani. Prepara un vero caffè napoletano, e offrilo a qualcuno: un amico, un vicino, o magari uno sconosciuto. Perché il gusto autentico di Napoli non è solo nell’aroma, ma nel cuore con cui lo si condivide.


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